Famigli, Stregoneria e Animismo

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In questo articolo parlerò dei rapporti che intercorrono tra Animismo e Stregoneria, e del perché una pratica stregonesca debba riconoscere in sé la propria essenza sciamanica.

Innanzitutto, di che periodo storico parliamo, quando citiamo la Stregoneria? Di un’epoca in cui il cristianesimo (e quindi il monoteismo) era la religione dominante, ovviamente.
Andando ad analizzare i dati dell’epoca, notiamo infatti che le Entità con cui i praticanti venivano in contatto, sia nel folclore che nelle testimonianze degli inquisiti, non vengono praticamente mai appellate come Divinità, ma piuttosto con epiteti quali “Signora”, “Dama”, “Maestro”, “Principe”, “Madama”, “Figlia”, e così via.

Se vogliamo realmente operare un ricostruzionismo di questa Via è opportuno fare molta attenzione a questo fatto, perché ci fa notare come la Stregoneria fosse più vicina a una visione che sciamanica che ad una classica, in quanto gli Dei venivano considerati “Spiriti”, “Alleati”, Entità che aiutavano l’uomo, al pari di altri esseri come gli Spiriti dei Luoghi e i Famigli.

La Stregoneria, infatti, nonostante spesso sembri concentrarsi esclusivamente sul culto ai Numi, è l’Arte di mettersi in relazione con gli Spiriti, tra cui:
Gli Spiriti Locali, spesso rappresentati nel folclore da fate, folletti o guardiani.
Gli Antenati, gli Spiriti dei morti che proteggevano i loro discendenti.
Gli Spiriti della casa.
Gli Alleati vegetali, gli Spiriti delle erbe che spesso venivano usate nella cura o nella preparazione dell’unguento.
E per ultimo forse il più importante:
Il Famiglio, che poteva essere di due tipi: materiale o spirituale.
Il primo era un animale del praticante che agiva da servitore magico e a cui egli si legava (di solito versando almeno una volta al giorno una goccia di sangue assieme al cibo della creatura); il secondo tipo era il proprio Doppio, la propria Anima, che si manifestava sotto forma di animale. Quest’ultima credenza è molto simile a quella sciamanica dell’animale guida, il che rafforza la percezione che Stregoneria e Animismo fossero collegati.

Come dicevo prima, nell’epoca cristiana si tendeva a vedere le Entità con cui si otteneva un contatto, tra cui gli Dei, come degli “Spiriti Familiari”, degli “Alleati”.
Questa considerazione può essere molto utile anche attualmente, infatti pone la relazione tra se stessi e l’Entità in un rapporto più intimo e più immediato.
Se ci facciamo caso, in fondo anche lo stesso atto di chiedere un favore a un Dio o a un familiare ci fa cambiare le nostre aspettative nei suoi confronti.
Un Dio sembra distante, meno disposto ad accogliere le nostre richieste, mentre un familiare è un “buon vicino”, che ci viene incontro più facilmente. Pertanto, addirittura a livello operativo, spesso risulta più produttivo pensare ai Numi come a Spiriti certamente potenti, ma pur sempre “familiari”.

D’altra parte, non ci si deve per forza rivolgere agli Dei affinché le nostre richieste vengano soddisfatte, ma si può contattare anche semplicemente il proprio Famiglio.
Magistellus, infatti, nome dato al Famiglio durante l’epoca delle persecuzioni, significa “Piccolo Maestro” e tale è il suo potere, quello di un Maestro dell’Arte.

Infine, rivolgerci a Dei più “ctoni” e legati alla magia non ci renderà più “autentici” nell’esercitare la nostra Arte, quanto piuttosto lo farà il nostro legame con l’Altro Mondo, attraverso il contatto in uno stato alterato di coscienza, le richieste e le devozioni verso il nostro Famiglio, che altri non è se non la nostra stessa anima.
Più lavoriamo con l’anima, più saremo abituati ad essa, ci identificheremo maggiormente con lei e il passaggio definitivo nell’Altro Mondo – quando verrà il tempo – sarà meno doloroso, perché conosceremo già la nostra destinazione, torneremo a visitare un luogo… “familiare”.

 

lucio apollonio1

2 risposte a “Famigli, Stregoneria e Animismo

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